“In Nomine Sanguinis”…un’intervista con Sonya Scarlet.

Il 19 Novembre pubblicherete il nuovo album “In Nomine Sanguinis” su Scarlet Records.
Parte dei testi, scritti dalla frontwomanSonya Scarlet, traggono ispirazione da “La Sposa di Corinto” di Goethe e da “Perché il Sangue è Vita” diFrancis Marion Crawford.
Sonya, senza anticipare troppo, puoi parlarci di come sono nate le lyrics dell’album??

Le lyrics sono per me la parte fondamentale del disco, perchè danno alla musica un significato profondo: sono l’essenza e l’anima di ciò che siamo.

Il mio amore per l’arte, per la letteratura e per l’esoterismo mi ha sempre portato ad una ricerca costante, e ad abbracciare tematiche decadenti e introspettive che mi appartengono sin dagli albori, trovando poi in esse quella particolare ispirazione necessaria per creare con le parole un viaggio senza tempo.

Analizzando alcune delle lyrics del nuovo album vediamo che protagoniste dei testi sono spesso le donne, con le loro caratteristiche in parte romanzate e in parte reali.

Io le prendo dalla letteratura e dò loro vita attraverso la musica e le parole, come appunto avviene nella “Sposa di Corinto” di Goethe, ove interpreto, parlando in prima persona, questa misteriosa promessa sposa e crudele vampira.
E’ un racconto splendido, ricco di mistero e fascino, che volevo inserire da tempo nei miei testi.
Lo stesso dicasi per “Christina”, presa dalla novella del 1880 “For the blood is the life” di Marion Crawford.

Il testo di “Christina” e’ stato scritto da me e da Amedeo Longobardi, scrittore, esoterista e proprietario del famoso Hell Fire club di Roma: è stato un lavoro fatto alla vecchia maniera, carta e penna come poeti maledetti, durante piovose notti invernali, davanti ad un bicchiere di assenzio.

Nel testo c’e’ la storia di Christina, del suo essere vista mentre balla di notte su una tomba… direi perfetta per quest’album!

Nei miei testi racconto storie o cado negli abissi dell’anima, ma ogni cosa che scrivo ha un significato ben definito e profondo.

“In nomine sanguinis”, appunto, ha un significato grande ed importante, visto da un punto di vista esoterico. Per questo non dirò di più, lasciandolo scoprire a chi la ascolterà e ne esaminerà il testo.

“Endless darkness” parla di quanto e’ semplice ed illusorio dare retta a tutto cio’ che e’ in apparenza semplice, luminoso ed esplicito, ed a bugie e dogmi il cui scopo è soggiogare e annebbiare le menti; la vera conoscenza viaggia lungo percorsi differenti, su strade nascoste, tortuose e buie.

“Golden cage” rappresenta la gabbia mentale: una gabbia dorata costruita dalla nostra mente, la cui porta e’ aperta per entrare, ma dalla quale il piu’ delle volte non riusciamo ad uscire , vittime delle nostre ossessioni, dei nostri preconcetti, o semplicemente del fatto che non riusciamo ad accettare fino in fondo ciò che siamo.

“The void inside” e’ la ballad del disco: parla del percorso solitario che alla fine percorre ciascuno di noi. Gianpaolo Caprino (Oceania, Stormlord) ne ha scritto la musica e ha duettato con me.

2- Quali altri sono i tuoi autori preferiti e quali letture prediligi?

Da Coleridge alla Dickinson, a Wilde, Christina Rossetti ,Milton, Anne Rice , Palahniuk. Bukowski, e tanti altri–

3- Qual è invece il tuo rapporto con il cinema?

Amo molto il cinema, e ho avuto modo di approfondirne gli argomenti frequentando il Dams come percorso universitario. Rimanendo in tema vampirico, “Intervista col vampiro” e “Dracula” di Coppola sono ad oggi tra i miei film preferiti. Per il resto, amo registi come Tarantino o Lynch.

…inoltre proprio dal romanzo (nonché film) “Intervista col Vampiro” di Anne Rice vi siete ispirati per dare il nome alla band, giusto?

Esattamente . La scelta del nome viene proprio da quello: dalla penna di Anne Rice e del suo “Teatro dei vampiri”: e ora ne spiego il perchè.

Questo “Teatro” è composto da esseri soprannaturali, con la particolarità di esserne gli attori: quindi un luogo nel quale, sotto gli occhi di spettatori ignari, questi “attori” commettono veri omicidi e riti vampireschi, in apparenza camuffati da commedie noir: praticamente sono veri vampiri che fingono di essere umani, per impersonare in sostanza se stessi, senza essere riconosciuti immediatamente.

Quella che è l’apparenza di una commedia noir, in realtà, è la realtà delle cose, autentica e feroce, ma nascosta e mascherata, in modo tale da renderla accettabile anche a chi non ne sopporterebbe la vista, ma che resta comunque la verità. Chi sa coglierla capisce la differenza. Gli altri invece vedono solo un omicidio che credono essere falso, accettandolo senza problemi perchè gli è stato detto così, mentre se sapessero che non è una commedia si rivolterebbero o scapperebbero via.

Questo è un concetto difficile, ma estremamente vero e profondo: la maschera oltre la maschera, studiata per rivelare la propria vera essenza attraverso la finzione, rendendola palese solo a chi realmente sappia cogliere questo apparente paradosso, e non a chi invece sia impreparato a farlo.

Sul palco si mette a nudo l’anima, sempre.

All’estero, specialmente in America Latina, siete già molto conosciuti.
Come pensi che sarà recepito quest’ultimo lavoro dalla critica e dal pubblico, entusiasta dei vostri lavori e delle tue performance live?
Qualche ricordo in particolare dei vostri innumerevoli tours?

Non mi piace crearmi delle aspettative quando esce un nuovo album.

Se così fosse, non riusciremmo a comporre in maniera realmente libera e vera.

Sarebbe sempre un lavoro finalizzato a compiacere un pubblico, mentre noi suoniamo e creiamo con passione, per noi stessi, indipendentemente da altre necessità, anche commerciali.

Noi siamo quello che esce dalla nostra anima. Posso sicuramente dire che abbiamo sempre dato il 100 per cento e superato tanti momenti difficili, visto anche il periodo, che non ci siamo arresi e che abbiamo portato a termine un progetto nel quale abbiamo creduto fin dall’inizio.

Abbiamo sentito la nostalgia e la voglia di ritornare alle atmosfere con orchestrazioni che ci hanno accompagnato in tanti album, e che sono da sempre state il nostro trademark. Spero quindi che chi ama le nostre sonorità apprezzerà il nostro nuovo lavoro.

Per quano riguarda i tour , per ovvie ragioni siamo stati tutti in pausa durante questo periodo, quindi ogni ricordo diventa prezioso: ogni tour ha mille cose che succedono e ogni concerto è sempre unico e speciale, ma preferisco concentrarmi sul futuro e sperare che presto riusciremo, ancora una volta, a portare in giro per il mondo la nostra musica.

Qual’è la line-up definitiva della band che ha registrato “In Nomine Sanguinis”? Manterrete questa line-up anche per eventuali concerti dal vivo?

Siamo sempre noi: io alla voce, ovviamente, Zimon Lijoi al basso e Gabriel Vlerio alla batteria.

Per le registrazioni delle chitarre abbiamo utilizzato alcuni bravissimi session quali Gianpaolo Caprino (Ooceania , Stormlord), che ha anche scritto la musica di “The void inside” e fornito le voci maschili, o come Francesco Fasolo ed Alessio Cattaneo. Abbiamo poi avuto un cambio di line up con il rientro nella band del nostro bravissimo chitarrista Giorgio Ferrante. Siamo molto contenti di averlo nuovamente a bordo, e sicuramente di proseguire i live con questa formazione. Tante novita’ quindi in casa TDV.

Chi è Sonya Scarlet nella vita di tutti i giorni?

Sono una persona coerente: la Sonya che si vede sul palco è una parte di me, che mi appartiene sempre. Ovviamente ci sono anche tanti altri lati che vanno ad arricchire la mia personalità.

Amo la cultura, la letteratura, la musica, dò valore alle cose per me importanti e per me nulla e’ mai scontato. Seguo un percorso esoterico che completa cio che sono.

Per i curiosi, sono anche una barlady ed adoro la vita notturna. Ma d’altronde non potrebbe essere altrimenti… sono sempre un vampiro!

I lettori di Rede Vampirica saranno sicuramente curiosi di sapere cosa vi ha spinti, all’inizio della storia dei Theatres des Vampires, al di là dell’ovvia passione, a incentrare il vostro immaginario sull’affascinante mondo del vampirismo. Quali sono, secondo te, le motivazioni che catturano una così larga fetta di pubblico verso la figura immortale del vampiro?

Agli esordi non facevo ancora parte della band, ma so che l’amore per la letteratura ha portato i vecchi componenti a scegliere questo tipo di tematiche. Queste sono poi state la nostra caratteristica per oltre 20 anni.Una scelta perfetta direi, nella quale mi sono assolutamente trovata e riconosciuta.

Hai qualche “modello ispiratore” che tieni presente quando ti esibisci in concerto o quando scegli il look per presentarti sul palco?

Non ho modelli a cui ispirarmi. Il mio modo di vestire è la mia seconda pelle, rappresenta il mio gusto personale, la mia essenza più reale e ciò che sono.

Viene spesso realizzato dalle sapienti mani della mia stilista Katia Diktator, che disegna e produce gli abiti di scena conoscendo perfettamente i miei gusti.

Quando sono sul palco ho bisogno dell’outfit perfetto, che deve essere scenografico e comodo.

Se mi sento avvolta in abiti stretti non riesco ad essere me stessa, quindi alla fine i miei vestiti sono sempre minimal e mi consentono di sentirmi libera.

Tornate con un nuovo album nonostante il dramma della pandemia del Covid. Di cosa vi siete occupati in questo periodo? Come avete portato avanti gli impegni della band nonostante il mondo si sia letteralmente bloccato per due anni?

Abbiamo cercato, tra alti e bassi, proprio di portare a termine il nostro ultimo disco, e posso dire che non è stato affatto semplice.

Personalmente ho avuto un periodo di stop creativo, ed ero preoccupatissima perche non riuscivo a scrivere neanche una riga. Avevo la mente vuota, non riuscivo neanche a leggere… la limitazione della libertà può produrre effetti strani. Per fortuna mi e’ durato poco. Mi sono sbloccata, mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a scrivere mille cose. Per gli altri ragazzi e’ andata più o meno allo stesso modo: ad un certo punto abbiamo voluto rendere questo periodo un’opportunità, e ci siamo impegnati a fare ciò che amiamo, lasciando il resto del mondo fuori.

E ciò che amiamo è la nostra musica.

Dal precedente “Candyland” su che linea si sviluppano le sonorità di “In Nomine Sanguis”? Che sorprese ci attendono questa volta?

Con “In nomine sanguinis” abbiamo sentito il bisogno di ritrovare quelle atmosfere che ci sono da sempre appartenute.
Sentivamo di voler ritrovare quel particolare mood romantico, decadente ed oscuro, associato alle tematiche a noi care. Personalmente avevo un’immagine chiara di ciò che volevo realizzare: un album vampirico nello stile TDV, che guardasse in parte al passato e in parte a nuove idee, sperimentando nuove sonorità. In sintesi abbiamo mantenuto presenti le orchestrazioni, adattandole pero ad un sound decisamente piu moderno. In questo è stato preziosissimo il nostro produttore Riccardo Studer. Anche la voce in alcuni brani è diversa.

Sperimentare, ricercare nuove sonorità, andare avanti, per noi è fondamentale, proprio per poter dare qualcosa di autentico e innovativo ai nostri fan. Bisogna evolversi, ma senza stravolgere il proprio sound… d’altronde la creatività non può avere vincoli rigidi: tutto muta e si evolve.

Qualcosa che desideri aggiungere? Un saluto speciale per Rede Vampirica?

Un ringraziamento particolare alla bravissima nonchè cara amica Sara Ballini per la bellissima intervista, ed un bloody kiss alla redazione e ai lettori di Red Vampyrica”! Blood is life!!

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